• Apr 5, 2024

Sguardi Sul Mondo - Hotel Monte Palace

  • Emozioni Fotografiche


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INTRODUZIONE

Non sono mai stato interessato al lusso. Al di là delle possibilità economiche ho sempre preferito, se posto di fronte all’alternativa, una tenda a una stanza d’hotel e una stanza semplice ad una lussuosa. Rifuggo i ristoranti stellati preferendo le trattorie, amo la semplicità e non provo soddisfazione per lo sfarzo. Proprio per questo sono sempre stato affascinato dal lusso, non comprendendo appieno le ragioni che per molti rendono appagante un soggiorno in un resort a cinque stelle.

In parte l’ostentazione del lusso ha sicuramente a che fare con l’esibizionismo tipico della nostra società. Il desiderio di apparire e di mostrare il proprio successo economico, misura di valore nella nostra sciagurata società, porta certamente alla sopravvalutazione del benessere estremo. Tuttavia non è solo questo, in quanto esiste certamente chi, indipendentemente dalla possibilità di mostrarlo, trova appagante essere circondato da uno sfarzo che, a mio parere non ha nulla a che vedere con la bellezza.

Quando, durante un viaggio nell’isola di Sao Miguel alle Azzorre, in cui mi trovavo per realizzare un reportage fotografico di tipo naturalistico, mi imbattei nelle rovine dell’hotel Monte Palace rimasi subito affascinato dalla magnificenza della struttura, unita all’estremo degrado in cui si trovava. Pur non conoscendo allora la sua storia mi sembrò subito evidente che quella struttura doveva essere stata in passato un simbolo di splendore e sfarzosità. Il punto in cui sorge l’hotel è forse uno dei più belli di tutta l’isola, affacciato sul belvedere delle Sete Citades. Proprio da quel belvedere avevo in programma di realizzare uno scatto per il mio reportage. Al primo tentativo tuttavia venni accolto da nebbia e pioggia, dopo aver atteso inutilmente qualche squarcio tra le nubi decisi di riprovare il giorno successivo. Stessa situazione: pioggia, nebbia, nessuna vista da fotografare. Le cose non cambiarono neanche il terzo giorno né il quarto. Alla fine adottati una strategia diversa: passare ogni giorno in auto dalle Sete Citades un’ora o due prima del tramonto per vedere le condizioni meteo e, constatato che erano avverse, proseguire per uno scatto in luoghi in cui il clima fosse più clemente.

Le rovine dell’hotel divennero una tappa quotidiana per me. Iniziai anche a domandarmi chi mai avesse voluto costruire un hotel lassù: le ragioni per cui l’hotel era abbandonato e ridotto in rovina erano assolutamente evidenti ai miei occhi. Chi mai vorrebbe soggiornare in un luogo difficile da raggiungere, l’hotel sorge su un cucuzzolo dell’isola di Sao Miguel, senza assolutamente nulla intorno e con le nuvole e la pioggia per compagnia? Un detto alle Azzorre è che la costruzione dell’hotel venne decisa da uno straniero che visitò il luogo nell’unico giorno di sole dell’anno.

Affascinato, decisi di dedicare un paio di giorni a fotografare le rovine, ripromettendomi di informarmi meglio sulla storia dell’hotel al mio rientro.

Costruito alla fine degli anni ’80, questo resort a cinque stelle doveva essere nelle intenzioni degli investitori il top in termini di lusso alle isole Azzorre. Solo 18 mesi dopo la sua inaugurazione l’hotel era già abbandonato e i proprietari avevano dichiarato bancarotta.

La progettazione e costruzione dell’hotel venne fatta con grande attenzione. Le scelte architettoniche innovative tendono a dare l’idea di una costruzione “integrata” nella montagna su cui sorge, come se nascesse dal suo fianco. Sia da un punto di vista cromatico che geometrico bisogna dare credito agli architetti di aver cercato di realizzare un’opera rispettosa dell’ambiente circostante. Le dotazioni dell’hotel erano di livello top: 88 stanze dotate di terrazza con vista, due ristoranti, tre sale conferenze, un parrucchiere, una banca, una discoteca, due bar e arredi e servizi di livello altissimo. Tuttavia quelle stanze lussuose rimasero quasi sempre vuote dopo l’apertura, fino a costringere i proprietari a chiudere i battenti poco dopo l’apertura.

Il principale motivo di fallimento del progetto è senz’altro da ricercarsi nel luogo stesso che avrebbe dovuto costituire il motivo principale del suo successo: le Sete Citades vedono oltre 200 giorni di pioggia l’anno e per gran parte del tempo sono avvolte dalle nubi. Il meraviglioso panorama che si dovrebbe godere da qui è una teoria più che una pratica. L’hotel inoltre è molto scomodo da raggiungere, al termine di una lunga strada di montagna, e intorno non c’è assolutamente nulla. I facoltosi ospiti dell’hotel non avevano dunque nulla da fare. Inoltre negli anni ’80 le isole Azzorre si trovavano ancora fuori dalle mete turistiche internazionali, vedendo in media meno di un centinaio di turisti al giorno nella bella stagione, pochi dei quali stranieri.

Piuttosto che demolire immediatamente l’hotel i proprietari incaricarono una società di sorveglianza di proteggere il sito dalle scorribande e dalla vandalizzazione. Tuttavia dopo una decina di anni anche questa sorveglianza divenne troppo costosa e l’hotel venne abbandonato a se stesso. Le sue lussuose suppellettili vennero rapidamente depredate e oggi chi dovesse visitarlo assisterebbe a uno spettacolo di degrado, non privo del fascino che spesso accompagna il fallimento dei progetti mossi dall’ambizione umana. Formalmente è vietato entrare e qualora si decidesse di non rispettare questo divieto è comunque indispensabile prestare la massima attenzione: tutto è pericolante, le rampe degli ascensori non sono protette. Un piede in fallo significherebbe una caduta mortale. Nonostante il pericolo e i divieti l’hotel Monte Palace è diventato uno dei luoghi di pellegrinaggio per gli appassionati di ruderi urbani e le voci dei visitatori risuonano nelle stanze deserte.

Dopo anni di abbandono si vocifera di una possibile riapertura. La società cinese Level Constellation pare infatti aver rilevato il rudere ed ha dichiarato di volerlo riportare agli antichi splendori. La riapertura è prevista per il 2021. Staremo a vedere se si tratterà di un nuovo fallimento di quell’ambizione umana che lo scrittore Jerome K. Jerome chiama semplicemente “vanità passata di grado”.


Testo e Foto di Simone Sbaraglia

2020


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