- Apr 6, 2024
Sguardi Sul Mondo - Madagascar
- Emozioni Fotografiche
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INTRODUZIONE
Avevo sognato un viaggio in Madagascar per anni, affascinato dalle immagini dei lemuri e dei camaleonti, dai racconti di un paradiso naturale in cui quasi non esistono predatori e quasi ogni specie di animali e piante è endemica e spettacolarmente unica.
Era il 2011 quando riuscii per la prima volta a coronare questo sogno. Fu l’inizio di una vera e propria storia d’amore. Da allora e per molti anni ho fatto in media 2-3 viaggi l’anno nella meravigliosa isola. Ancora oggi non mi stanco di ritornarci perché ogni visita ed ogni singola escursione nella giungla riserva nuove sorprese. Questo libro è un concentrato di 10 anni di viaggi. Ho volontariamente deciso di incentrarlo solo sulla straordinaria wildlife dell’isola, tralasciando i paesaggi naturali e, soprattutto, la componente umana. Non è stato facile perché negli anni ho imparato ad apprezzare sempre di più la straordinaria umanità e semplicità del popolo malagasy. Se penso agli incontri più emozionanti, alle fotografie più riuscite, si tratta quasi sempre di fotografie di persone. Semplici e umili ma che mi hanno saputo regalare grande emozione.
L’intento del libro non è di costituire un catalogo di specie animali. Pertanto non ho cercato di documentare quante più specie possibile, al contrario ho scelto di riproporre alcuni soggetti più volte quando ritenevo che fossero fotograficamente forti. Moltissime specie animali che ho fotografato non sono state incluse nel libro.
L’impressione che spero il lettore derivi sfogliando le pagine di questo libro è, sì, di varietà, ma soprattutto di bellezza.
Il nostro Pianeta è meraviglioso per come sa offrirci una incredibile varietà di colori, linee, geometrie, comportamenti. Quando viene lasciato libero di evolvere, come accaduto in Madagascar, il risultato è un caleidoscopio di bellezza che fa girare la testa. Le rane coloratissime, gli occhi ipnotici dei camaleonti, i lemuri dallo sguardo umano. Tutto ciò concorre a farci innamorare della bellezza della Natura, che in questo luogo più che altrove ha potuto svilupparsi in tutta il suo armonioso splendore.
Sono un grande sostenitore del potere morale della bellezza. Viviamo in un’epoca di orrore che ci ha privato del nostro innato senso di bellezza, eppure riconoscere e proteggere ciò che è bello è il primo passo per preservare ciò che è importante.
Occorre, oggi più che mai, che le persone si innamorino del nostro pianeta perché in definitiva si desidera proteggere solo ciò che si ama. Oggi la quasi totalità della fauna malgascia è ad altissimo rischio di estinzione. Se sfogliando le pagine di questo libro qualcuno proverà quel senso di meraviglia ed eleganza che ho provato io stesso in ogni giorno di permanenza della giungla, saremo un po’ più vicini a proteggere questi animali e con essi il nostro Pianeta e quindi, in definitiva, noi stessi.
Buon viaggio.
LA TERRA DI MEZZO
“Ciò che l’occhio ha visto, il cuore non dimentica”. In Madagascar c’è un proverbio per tutto e mai come in questo paradiso terrestre un proverbio così risulta calzante: l’Isola di Mezzo è un paese unico al mondo che resta per sempre nel cuore. Un’Arca di Noè che staccandosi milioni di anni fa, spinta alla deriva nell’Oceano Indiano, ha ricreato in un lembo di terra tra Africa e Asia un meraviglioso caleidoscopio di colori, profumi, paesaggi, animali, emozioni.
Separato dall’Africa 165 milioni di anni fa, il Madagascar ha una biosfera davvero incredibile: circa il 90% della flora e della fauna del paese non si trova in nessun'altra parte del pianeta. Tra le specie endemiche: oltre 100 specie di lemuri, oltre 360 di rane, 1000 di orchidee, numerose specie di tartarughe, uccelli e farfalle. Delle varie centinaia di specie di anfibi e rettili presenti sull’isola solo una dozzina esistono altrove. Appartengono inoltre al Madagascar quasi 100 diverse specie di camaleonte, circa metà di quelle esistenti al mondo, con dimensioni variabili da un dito a più di mezzo metro di lunghezza.
Il fatto che sull’isola sia presente un solo grande predatore, il fossa, un carnivoro di una decina di chili simile a un piccolo puma, ha permesso ai lemuri di evolversi senza troppe minacce solo in questo angolo della terra. Arrivati dall’Africa 50 milioni di anni fa grazie a tronchi e zattere di fortuna alla deriva, si sono differenziati in una moltitudine di forme e dimensioni e si sono appropriati di ogni parte dell’isola.
Dopo l’arrivo dell’uomo però si sono estinte almeno 17 specie di lemuri e questi primati si sono trovati via via relegati alle sole zone dei parchi, nonostante siano il simbolo per eccellenza del Madagascar e giochino un ruolo fondamentale nella redditizia industria turistica locale.
“Lemure” deriva dalla parola latina lemures, che indica gli spiriti della notte nella mitologia romana. In effetti incontrare quegli occhi scintillanti e ardenti come fiammelle che ti fissano nel buio spettrale della notte africana può far pensare più agli spiriti degli antenati o a dei fantasmi che al simpatico animaletto diventato una star mondiale dopo il successo del film di animazione “Madagascar”. Sono state classificate più di un centinaio di specie, che si differenziano le une dalle altre per quasi tutti gli aspetti. L’unico segno distintivo che hanno in comune sono gli inconfondibili occhioni spalancati. Uno sguardo tra l’impaurito e l’incuriosito che ti fissa con insistenza per poi rivolgersi altrove in un costante e repentino scrutamento dei dintorni per tenere sotto controllo tutto quello che accade.
Nella maggior parte delle comunità di lemuri, a differenza di quasi tutti gli altri primati, la società è organizzata su modello matriarcale. Questo significa che le femmine hanno una posizione di dominanza rispetto ai maschi, che hanno diritto al cibo migliore, che decidono le direzioni in cui spostarsi, dove dormire e quando si incontrano con il maschio questo generalmente cede loro il passo.
Quelli danzanti sono i sifaka. Hanno diverse colorazioni che possono andare dal panna al marrone fino al dorato. Sono abilissimi saltatori, riescono a fare balzi di anche 10 metri da un ramo all’altro, ma sono noti per la curiosa andatura laterale che assumono quando si muovono a terra. Hanno curiose abitudini umane, o quasi, come quella di fare pace dopo aver litigato.
I più piccoli sono i lemuri topo pigmei, che hanno la grandezza di una tazzina da te e sono animali notturni. Con i circa 30 grammi scarsi di peso, le specie di Microcebus sono i primati più piccoli al mondo.
I più grandi invece sono gli indri che pesano fino a 13 chili. A differenza degli altri, non hanno la coda e hanno il pelo un po’ più lanoso. Musetto nero e glabro ed occhioni verdastri o gialli. La sua caratteristica è l’inconfondibile verso lamentoso che assomiglia al pianto umano e che si può sentire fino a 3 chilometri di distanza. Per questo ha ereditato il nome di “cane della foresta”. L'indri fa parte dei 100 mammiferi al mondo a maggior rischio di estinzione e, se allevato in cattività, smette di mangiare fino a lasciarsi morire. Da una leggenda malgascia deve in parte la sua sopravvivenza. Una delle varie versioni di questa tradizione orale narra di un uomo, Koto, e di suo figlio, che si persero nella foresta; gli abitanti del villaggio cercandoli non ritrovarono che due lemuri appesi ad un albero dalle sembianze dei dispersi e conclusero che essi si erano reincarnati nei due animali. L’indri ha così preso il nome malgascio di babakoto ed è diventato fortunatamente "fady" (tabù) ucciderne e mangiarne uno.
Ma le credenze popolari, tutt'oggi molto sentite e presenti nella cultura locale, non sono sufficienti a preservare questo piccolo Eden minacciato, oltre che dai mutamenti climatici e dalla caccia illegale, soprattutto dalla perdita dell'habitat. I biologi di tutto il mondo sono in allarme e considerano una priorità assoluta la conservazione dell'isola con più specie endemiche al mondo e a più alto rischio di estinzione. Nel corso degli ultimi due millenni più dell'80% del patrimonio naturale del Madagascar è andato perduto: oltre ad almeno 17 specie di lemuri (collettivamente definiti lemuri giganti, tutti molto più grandi di quelli oggi esistenti) si sono estinti anche gli ippopotami pigmei, le specie di uccello-elefante (tra cui l'Aepyornis maximus di oltre 3 metri di altezza) e un parente gigante del fossa (il Cryptoprocta spelea).
In realtà l'equilibrio fra le esigenze della natura e quelle umane è davvero molto fragile e in Madagascar è da sempre stato molto precario. La bellezza unica ed irripetibile dell'isola va infatti a braccetto con la disperazione quotidiana della popolazione. Un altro proverbio malgascio molto eloquente in questo senso è: "meglio morire domani che morire oggi". La situazione in cui verte l'economia del paese costringe gli abitanti a trovare soluzioni a danno dell'ecosistema per riuscire a procurarsi terre da coltivare e carbone con cui cucinare. Un incremento della popolazione del 3% annuo, uno dei tassi di crescita più alti di tutta l'Africa, rende necessaria la ricerca di nuove terre per la coltivazione del riso, la cui produzione a differenza del passato oggi non è neppure sufficiente al fabbisogno nazionale.
Un impoverimento progressivo della popolazione (il 70% del paese vive sotto il livello di povertà con un reddito procapite giornaliero di 2 dollaro) ha causato un incremento nel ritmo di deforestazione.
Dilaga di conseguenza un'incontenibile pratica di disboscamento, lo “slash & burn” (taglia e brucia), che priva progressivamente la fauna malgascia del proprio habitat naturale. Se tale attività non si arresta al più presto si calcola che in 25 anni le foreste dell'isola verranno definitivamente ed inesorabilmente distrutte.
Questa pratica di disboscamento consiste nell'abbattere gli alberi e nell'incendiare ciò che resta del sottobosco. Una volta terminato l'incendio la cenere che si deposita fertilizza il terreno che viene quindi utilizzato per costituire delle risaie molto simili a quelle presenti in Vietnam. Ma i danni che nel frattempo arreca all'ecosistema sono incommensurabili: non solo perché la fertilizzazione dura solo pochi anni e quindi si rende presto necessario un nuovo disboscamento ma anche perchè attraverso questa pratica si distrugge l'intero habitat della foresta pluviale, si accelerano fenomeni erosivi del terreno e si contribuisce alla progressiva riduzione del polmone verde del nostro pianeta.
Un'altra pratica estremamente dannosa per l'ecosistema è il commercio di legno di rosa. Benché praticato da anni, l'abbattimento illegale di questi alberi, ha subito una bruscaimpennata dalla primavera del 2009 quando un golpe militare ha destituito il presidente allora in carica Marc Ravalomanana.
Da allora i controlli si sono progressivamente ridotti fino a scomparire e la foresta è depredata quotidianamente da uomini senza scrupoli che per denaro si scatenano a disboscarla, incentivati dalla crescente domanda degli insaziabili approvvigionatori cinesi.
Gli effetti devastanti delle pratiche illegali innescate dalla estrema condizione di povertà in cui versano gli abitanti del Madagascar non hanno tardato a farsi sentire: in diverse zone del paese i lemuri sono scomparsi completamente, molte specie a rischio di estinzione sono scese al di sotto dei 500 esemplari e la maggior parte dei preziosi endemismi dell'isola è oggi ad immediato rischio di estinzione.
E' possibile conciliare le esigenze di conservazione dell'ambiente con la necessità di sopravvivenza della popolazione? Olivier Behra, presidente della ONG "Man and The Environment", sembra aver individuato una possibile strada promuovendo tra gli abitanti dei villaggi i benefici immediati che si possono trarre da ecosistemi vitali:
- C'è un tizio laggiù che sta tagliando gli alberi - dice - sto cercando di convincerlo a fermarsi.
- Come intende farlo?
- Dandogli lavoro - risponde con un sorriso.
Testo e foto di Simone Sbaraglia
2021