- Apr 7, 2024
Sguardi Sul Mondo - Il Tempo
- Emozioni Fotografiche
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Il mio tempo non è ancora venuto. Alcuni nascono postumi.
Friedrich Nietzsche
INTRODUZIONE
Ho un conto aperto con il tempo, con questo futuro che è già passato. Non ho mai avuto il privilegio di vivere nell’oggi, troppo fugace e inafferrabile per poter essere compreso.
Perennemente fuori sincronia, ho vissuto orfano di presente. Stretto tra l’incudine del passato e il martello del futuro ho subito entrambi. La nostalgia di ogni cosa passata, bella e brutta, è nostalgia del presente, che presto sarà passato. Ed è nostalgia del futuro, del futuro possibile ma ancor di più dei mille futuri ipotetici figli di passati alternativi. Nostalgia è la voce del mio sfasamento temporale interiore.
Non passa un momento che io non pensi al tempo che passa. La consapevolezza quotidiana, logorante, dello scorrere del tempo è consapevolezza della morte. Poiché è difficile vivere con questa consapevolezza di solito cerchiamo di non pensarci. Io però non ho mai avuto questa capacità, così non me ne dimentico mentre rido, sogno, dormo, vivo. Ogni gioia è sfumata dalla sua caducità, ogni emozione stemperata dalla sua precarietà. Anche il dolore si attenua. La consapevolezza dello scorrere del tempo è un filtro che smorza il volume di ogni cosa, gli toglie nitidezza. Tutto passa, che è un modo un po’ contorto per dire che in realtà siamo noi a passare.
La stabilità del presente mi è stata spazzata via da ragazzo, insieme alla fiducia nel futuro. Inondato dalla luce rossastra della nostalgia ho vissuto ogni saluto come quello estremo, ogni separazione temporanea come permanente. Privato dell’oggi e scettico sul domani mi sono avventato su ogni futuro afferrabile per paura che svanisse. Il domani sarebbe potuto non arrivare se non l’avessi concretizzato in fretta, ma una volta afferrato era solo un presente già passato, che mi sfuggiva dalle mani come fumo. Così non ho mai saputo fermarmi a gioire di un successo perché la fugacità di quella gioia mi imponeva di andare oltre. Ogni traguardo raggiunto era per me già superato e imponeva un traguardo più lontano. Un eterno tapis roulant emotivo in cui nessuna emozione permane abbastanza a lungo da potersi fermare a contemplarla.
Alla logorante consapevolezza dello scorrere del tempo si affianca la sconcertante certezza della sua incoerenza. Oggi ho 50 anni, me ne sento 18 ma anche 100. Quando ne avevo 18 me ne sentivo 10, ma anche 100. Sono sempre stato un vecchio e al tempo stesso un bambino. Da che io ricordi l’incoerenza del tempo mi ha sempre accompagnato. Non ho idea come io sia arrivato qui. Se guardo indietro mi sembra di aver vissuto dieci vite e al tempo stesso di essere un neonato che ha ancora tutto da scoprire. Ma quel bambino è un vecchio che non ha più il tempo necessario, e quel vecchio un bambino cui manca la saggezza necessaria ad accettarsi.
Questo lavoro è una riflessione in immagini, video e parole sullo scorrere del tempo e sulla sua intrinseca incoerenza.
LO SCORRERE DEL TEMPO
Tutte le forme di rappresentazione dello scorrere del tempo mi interessano. Sono allergico alla retorica della fotografia che ferma l’attimo. Non fermiamo un bel nulla. Al contrario ho sempre cercato di raccontare il divenire, lo sviluppo, la complessità. L’idea di rappresentare il giorno e la notte nella stessa immagine non è nuova naturalmente, illustri pittori e fotografi l’hanno avuta e sfruttata meglio di me. Mi ha sempre affascinato tuttavia questa contrazione dello spazio-tempo, che io vedo come un time-lapse accelerato al punto da collassare in un unico fotogramma. Ed è precisamente in questo modo che queste immagini sono state create: a partire da una sequenza di fotogrammi genero un video accelerato dello scorrere del tempo, da questo video seleziono due fotogrammi rappresentativi e li comprimo in un’unica immagine. Più che il risultato è curativo il processo: occorre attendere e osservare il giorno divenire tramonto, il tramonto divenire sera e poi notte. E poi occorre sintetizzare questo processo, e con ciò accettarlo. Questo libro non è altro che il mio tentativo di venire a patti con me stesso. Come sempre la fotografia mi corre in aiuto.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Cosí li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
Cesare Pavese
Testo e foto di Simone Sbaraglia
2023
5 comments
/un lavoro bellissimo, credimi mi ha commosso; la musica, lo scorrere delle immagini che ti rapiscono e ti fanno immergere completamente nella narrazione fuori campo. Complimenti
grazie di cuore Ciro ☺️ Un abbraccio!
S.
mi sono commossa perchè è parte del mio sentire e del mio vissuto la "questione tempo". Attraverso le tue bellissime immagini ho riaperto cassetti mai chiusi..del resto l'arte fa questo, ti permette di guardarti dentro...e questo lavoro a mio modesto avviso è uno dei tuoi lavori più belli che ho visto. Grazie Simone!
Grazie di cuore Giorgia, sono molto felice se ti è piaciuto e ti sei ritrovata almeno in parte nei miei sentimenti ☺️ Un abbraccio!
S.
Complimenti Simone per quello che è dentro di te, così prezioso... e poi non tutti arrivano a 100 anni...