- Apr 7, 2024
Sguardi Sul Mondo - Eye2Eye
- Emozioni Fotografiche
Il Video Racconto
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“Se le tue foto non sono abbastanza buone non sei abbastanza vicino”.
Robert Capa
“Eye to Eye” è un’espressione inglese che ho voluto mantenere nella lingua originale come titolo del mio libro, perché trovo che il suo profondo significato sia intraducibile in italiano: letteralmente significa “occhi negli occhi”. Ma essere “eye to eye” con qualcuno significa anche essere d’accordo, vederla allo stesso modo. Anzi, molto di più, “we see eye to eye” significa che siamo in totale sintonia, abbiamo perfetta identità di vedute. Siamo una cosa sola.
In questo libro vorrei raccontarvi con il potente linguaggio della fotografia il mio essere “eye to eye” con la madre Terra. Guardare un animale negli occhi significa innanzitutto averne conquistato la fiducia. Significa essere riusciti ad arrivare vicini senza che l’animale si spaventasse e fuggisse via. Molto più che un’abilità fotografica, questo lavoro richiede empatia, discrezione, non aggressività, rispetto, tempo. Tutto ciò che serve per convincere un animale selvatico a guardarci negli occhi con fiducia, senza che desideri scappare. È indispensabile abbandonare la logica degl scatti rubati e accettare che sia il soggetto a concederci l’immagine, quando e se si sentirà abbastanza a proprio agio da farlo. È necessario accettare il fallimento, che così spesso si trova alla fine di questo lungo percorso. È necessario essere umili e saper entrare in sintonia con i nostri soggetti, senza bisogno delle parole. È necessario far parlare il linguaggio del corpo, arretrare se il soggetto non è tranquillo, saper rinunciare.
Quando questo faticoso percorso ha successo siamo ripagati con quegli sguardi che mostrano tutta l’intimità, la sintonia, l’armonia che siamo stati in grado di costruire con il soggetto. In quel momento lo scatto è l’ultimo anello di una catena di emozioni.
Sono ormai passati 18 anni da quando ho iniziato il mio viaggio nella fotografia, affiancando questa passione sempre crescente al mio lavoro di matematico e ricercatore. In questi 18 anni ho viaggiato molto e ho incontrato tanti soggetti da cui ho imparato che la fotografia è per me innanzitutto un mezzo di comprensione: uno strumento che mi fornisce la scusa per esplorare il mondo ed uno specchio attraverso il quale comprenderlo. Fotografo per comprendere meglio i sentimenti che provo dinanzi a determinati soggetti, paesaggi, animali e per trasferire questi sentimenti all’osservatore.
È stato un percorso abbastanza lungo quello che mi ha portato al tipo di fotografia che faccio ora: a stretto contatto con i soggetti, cercando di stabilire con loro un rapporto di fiducia, usando focali molto basse e prendendo alla lettera il precetto di Robert Capa “se le tue foto non sono abbastanza buone è perché non sei abbastanza vicino”. All’inizio della mia carriera di fotografo le mie immagini erano puramente documentative, scattate da lontano e con l’aiuto di potenti teleobiettivi. Finché un giorno un editor illuminato di un’agenzia londinese cui avevo inviato il mio portfolio mi rispose che le mie immagini erano tecnicamente valide ma, essendo una mera documentazione del mondo naturale, avrebbe potuto scattarle chiunque in possesso di una decente attrezzatura e di un minimo di competenza tecnica.
Sarò sempre grato a questa persona per la rivelazione e per avermi, in un certo senso, liberato: da allora mi sono preoccupato molto meno della fedele rappresentazione della natura e molto più di comunicare i miei sentimenti ed emozioni. Il risultato è uno stile che con il passare del tempo si è andato definendo rendendosi riconoscibile e che mi ha consentito di trovare la mia nicchia comunicativa all’interno del mondo della fotografia. Il mio stile oggi si basa fortemente sul cercare un rapporto con il soggetto. Non amo i lunghi teleobiettivi e cerco di evitarli per quanto possibile. Ho scoperto che la mia capacità di coinvolgere l’osservatore dipende dalla possibilità di essere molto vicino agli animali e di essere accettato da essi. Essere “eye to eye”, con gli occhi e con lo spirito, è l’unico modo per poter creare immagini che mostrino intimità tra il fotografo e il suo soggetto.
Con il passare del tempo è cresciuta anche la mia sensibilità nei confronti dell’ambiente e della necessità di proteggerlo. A volte ho paura che le mie immagini servano solo come testimonianza di un mondo che è destinato a scomparire. In altri momenti di maggiore ottimismo invece spero che possano servire a qualcosa di più: a diffondere la bellezza, l’armonia e l’unicità del nostro pianeta nella speranza che un numero maggiore di persone vorrà proteggerlo. Sono fermamente convinto che se c’è una speranza di salvaguardia per il mondo naturale essa passi per il coinvolgimento estetico: in definitiva, si desidera proteggere solo ciò che si ama. Per questo è indispensabile che più persone possibile si innamorino della bellezza del nostro Pianeta.
Questo libro vuole essere il mio racconto di 18 anni di ricerca di bellezza e di intimità con il mondo animale.
Testo e foto di Simone Sbaraglia
2024